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Cosa succede in Venezuela?

In Venezuela sono in atto ormai da alcune settimane delle violente proteste di piazza contro il governo del Presidente Nicolás Maduro. Sono dovute a diversi fattori che hanno cominciato a manifestarsi diversi anni fa, e soprattutto alla gravissima crisi sociale, economica e politica del Paese. Ma partiamo dall’inizio.

Per prima cosa: il Venezuela si trova nel nord dell’America meridionale, dalla parte dell’Oceano Atlantico. È uno stato federale che è indipendente dalla prima metà del XVII secolo. A causa di instabilità politica interna non è mai riuscito a svilupparsi in maniera costante fino agli anni 40 del Novecento, quando ha cominciato a sfruttare in maniera intensiva le sue risorse naturali. In particolare il petrolio, e questo è uno dei problemi principali.

Il presidente Chávez, deceduto nel 2013, aveva fatto dell’esportazione del petrolio la locomotiva dell’economia venezuelana, trasformandola in un’economia mono-produttrice. Con la crisi economica che ha colpito tutto il mondo, però, il prezzo del greggio è crollato, infliggendo alle esportazioni venezuelane un gravissimo danno.

Il secondo grande problema del Venezuela è l’inflazione, ovvero quando succede che con la stessa quantità di soldi puoi comprare meno cose. Ad oggi la perdita di potere d’acquisto del bolivar, la moneta venezuelana, ha raggiunto l’800% e si stima che potrebbe raggiungere il 1000% nel corso dell’anno. Per darvi un’idea: nel 2014, quando l’inflazione era ancora solo al 63%, un Big Mac vi costava 14 dollari, un paio di scarpe oltre 1000 dollari, una pentola 500 dollari.

Un progetto del fotoreporter venezuelano Carlos Garcia Rawlins mostra alcuni prodotti e il loro prezzo in dollari in seguito all’inflazione che ha colpito il Venezuela

Questo genera una serie di altri grossi problemi, primi tra tutti la disoccupazione (con un’inflazione del genere le aziende sono molto meno incentivate a produrre) e la scarsità di beni di prima necessità. Non si trovano latte, pane, carta igienica o medicinali, e quando si trovano costano troppo. Ma non è mica finita qui.

Forse avrete sentito parlare di El Niño: è il fenomeno climatico che surriscalda le acque del Pacifico e che ha provocato una grave siccità. La siccità, a sua volta, ha ridotto al minimo il funzionamento della principale centrale idroelettrica venezuelana, la diga di Guri, che forniva il 70% dell’energia del Paese. Il Venezuela si trova quindi anche senza energia, tanto che, per risparmiare, il governo ha ridotto la settimana lavorativa dei dipendenti pubblici a due giorni soltanto. Con gli uffici chiusi dal mercoledì al venerdì, potete immaginare le code per rinnovare la carta d’identità. Non fosse che per questo, è normale che la popolazione protesti.

Le manifestazioni sono iniziate alcune settimane fa, ma la situazione aveva iniziato a scaldarsi già dall’ottobre scorso. La situazione politica, infatti, non è delle più rosee: il presidente Maduro e il governo appartengono al Partito Socialista Unito del Venezuela, mentre il Parlamento è controllato dall’opposizione di centrodestra (il Tavolo dell’Unità Democratica, MUD), che aveva chiesto un referendum sul capo dello stato. Il governo ne aveva però impedito l’organizzazione, impedendo di fatto ai cittadini di andare a votare. A marzo, il Tribunale supremo del Venezuela, controllato dal governo, aveva privato il Parlamento del potere legislativo, salvo poi restituirglielo dopo pochi giorni in seguito alle proteste dei cittadini e di rappresentanti di altri Paesi.

Maduro è quindi accusato dall’opposizione di aver accentrato il potere su di sé, di corruzione e di essere responsabile, a causa delle sue politiche economiche, della crisi in cui versa il Paese. Nelle ultime settimane le proteste organizzate dall’opposizione in tutto il Venezuela si sono fatte sempre più fitte e partecipate, ma anche più violente per via degli scontri con le forze governative che cercano di reprimerle. Nel frattempo, altri Paesi hanno manifestato il loro sostegno all’opposizione. Il 23 marzo alcuni stati appartenenti alla Organizzazione degli Stati Americani (OSA, una specie di Unione Europea d’oltreoceano), avevano chiesto al presidente Maduro di stabilire un calendario elettorale. Per tutta risposta, ieri il governo ha annunciato che uscirà dall’OSA perché ha cercato di interferire con la sovranità del Venezuela. Secondo i sondaggi Maduro è sempre più impopolare, tanto che iniziano a fare capolino dei dissidenti anche all’interno del suo stesso partito, e potrebbe non vincere le elezioni. Sempre che si riesca a votare.